Legno di latifoglie

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Descrizione Legno di latifoglie

Una categoria che distingue gli alberi o legnami tra di loro sono gli alberi o legno di latifoglie. A differenza del legno di conifera, il legno di latifoglie presenta una natura quasi opposta e con specifiche tecniche e componentistiche che lo rendono un legno particolarmente adatto alla realizzazione di arredamento, mobili, come per l’impiego nell’edilizia e nelle costruzioni.

Perché si chiama legno di latifoglie? Il nome deriva dalla caratteristica peculiare delle foglie di questi alberi. Infatti, hanno una forma espansa e non raccolta o cuneiforme come nelle conifere, con forme variabili, ovvero sono costituiti da un’unica foglia (si pensi agli alberi di noce) o da diverse foglioline. Le foglie a loro volta hanno una natura caduca, si intende che in certi periodi dell’anno, prevalentemente autunno-inverno, le foglie di questi alberi cadono al suolo, per ridurre il più possibile l’afflusso della linfa, mettendo l’albero in uno stato di quasi inattività. Costituiscono per lo più gli alberi che sono definiti di legno semiduro o duro, perché prevalgono fibre legnose e altre cellule di sostegno, che li rendono duri e resistenti. Spesso presentano rami solo ad altezze elevate e il legno si presenta molto lineare, privo di imperfezioni e in diversi casi di abbondante diametro. Si deduce quindi l’elevata preferenza del legno di latifoglie nei vari ambiti di implementazione.

Quali sono alcune specie di legno di latifoglie? Uno è l’acero, adatto per mobili o rivestimenti lignei. Il castagno, a sua volta utilizzato per mobili da interno. Si può menzionare anche il faggio, duro e compatto, che si presta pressoché a qualsiasi tipo di lavorazione. Il mogano, eccelso per la sua lucentezza e addirittura intaccabile dai tarli. Per la realizzazione di mobili poi, tutti conosciamo il noce e il rovere. Infine, vi sono i ciliegi, pioppi, betulla, frassino, olivo, palissandro, e tanti altri.


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